Teatro: tante donne protagoniste nel nuovo anno
Sono molte le storie al femminile che raccontano il percorso, le sfide, le paure, le conquiste, i diritti e le sconfitte di tutte noi, offrendo spunti di riflessione ed emozioni in cui ci si può riconoscere
Nei primi mesi del 2024 c’è una ricca serie di proposte teatrali dedicate alle donne, alla loro sensibilità, a storie e temi che le vedono protagoniste. Autrici, scrittrici, attrici e registe approfondiscono con registri comunicativi diversi il mondo femminile, con le sue conquiste, le sfide di ieri e di oggi, i problemi e i drammi che accomunano tante di noi, ma anche con l’ironia e la capacità (tutta femminile) di guardare la vita con pragmatismo e coraggio.
“Dove c’è un accento femminile, come quello che abbiamo scelto di dare al nostro cartellone, il 70% del pubblico è composto di donne”. Lella Costa, co-direttrice artistica del Carcano di Milano.
Su il sipario!
Come lo scorso anno, il Duse di Bologna dedica al mondo femminile la rassegna “DuseRacconti – Storie di donne”, che si apre il 25 gennaio con Arianna Porcelli Safonov e le sue “Omeophonie (Omeofonìe) – favole omeopatiche per adulti”: otto favole con musica dal vivo, per curare la decadenza contemporanea con la risata (lo spettacolo è in cartellone anche a Firenze, il 19 gennaio, al Teatro Puccini). Si prosegue il 21 febbraio con Lunetta Savino, in tournée con “La madre” di Florian Zeller, con la regia di Marcello Cotugno: una pièce che parla di amore materno e indaga i suoi eccessi e le sue derive patologiche, passando dalla commedia al dramma. L’8 e il 9 marzo Ambra Angiolini, guidata dal regista e drammaturgo Giorgio Gallione, interpreta “Oliva Denaro” e ci riporta a una storia vera nella Sicilia degli anni Sessanta: la coraggiosa protagonista del romanzo di Viola Ardone fu la prima a rifiutare il matrimonio riparatore dopo avere subito uno stupro. Il 26 marzo è la volta di Veronica Pivetti con lo spettacolo “L’inferiorità mentale della donna”, dal reazionario trattato omonimo di Paul Julius Moebius con la regia di Giovanna Gra e Walter Mramor. La rassegna si chiude il 19 aprile, cambiando registro con Vladimir Luxuria in “Princesa” di Fabrizio Coniglio, la storia vera di un ragazzino brasiliano che voleva cambiare sesso.
Dopo le prime date di dicembre prosegue la tournée di Lucia Mascino, sola in scena nella pièce “Il sen(n)o” di Monica Dolan, con la regia di Serena Sinigaglia. Il titolo originale del testo è “The b*easts”, che crea un gioco di parole fra beast, bestia, e breast, seno: un testo coinvolgente, in cui ci si interroga su quanto abbia inciso sulla nostra cultura l’esposizione precocissima al sesso e alla pornografia attraverso internet, sul tema della mercificazione del corpo femminile e sugli stereotipi estetici cui anche le bambine vogliono uniformarsi. Le prossime date sono 10 febbraio a Genova (Teatro della Tosse), 19 febbraio a Sanluri SU (Teatro Comunale), 20 febbraio a Santa Teresa di Gallura SS (Teatro Santa Teresa), 16-21 aprile a Milano (Teatro Menotti)
Il Manzoni di Milano ospita, dall’1 al 4 febbraio, la verve di Chiara Francini con “Forte e chiara”, con la regia di Alessandro Federico. È un one-woman show pieno di sarcasmo e ironia, in cui la protagonista ripercorre la sua vita: quella di una ragazza di provincia caparbia, che si impegna a realizzare i propri sogni, senza risparmiarsi, e si confessa in modo diretto e coinvolgente.
Al Teatro Donizetti di Bergamo l’universo femminile è esplorato da “La casa degli spiriti” (8 febbraio), tratto dal romanzo di Isabel Allende e messo in scena da Silvia Giulia Mendola, e da “Raccontami di domani” (22 febbraio), la storia dell’amicizia fra due giovani donne scritta e diretta dall’argentino César Brie e interpretata da Vera Della Pasqua e Rossella Guidotti.
Nove attrici, guidate dalla regista Monica Nappo, sono al Carcano di Milano dal 31 gennaio al 4 febbraio con “Top girls” di Caryl Churchill, che indaga i rapporti di potere fra gli uomini e le donne. Ne parla la regista: «Qual è la relazione della donna con il potere e come può una donna avere una posizione di comando senza perdere il proprio femminile? Sono domande attualissime, come 40 anni in Inghilterra ai tempi della Thatcher, quando il testo fu scritto. Maternità o carriera, indipendenza o famiglia? E a che costo l’una prevale sull’altra? Ma soprattutto, quanto ci aiuta la società nel caso volessimo entrambe le cose e le reclamassimo quali nostri diritti naturali? Perché lo sono, o almeno dovrebbero esserlo per tutte».
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