Dolcificanti: aiutano davvero a dimagrire?
Gli additivi dolcificanti “zero cal” non sono utili per perdere peso nel lungo periodo. Lo chiarisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità nelle nuove linee guida internazionali
Artificiale? No, grazie. Meglio puntare sul naturale quando si parla di zuccheri nella dieta quotidiana,utilizzandoli in modo controllato e senza eccessi. È quanto sottolinea l’Organizzazione Mondiale della Sanità che ha revisionato e analizzato oltre 500 articoli scientifici dedicati al consumo di additivi dolcificanti a zero calorie nei cibi. Le nuove linee guida sono racchiuse nel rapporto “Use of non-sugar sweeteners”.
La nuova revisione suggerisce che l’uso di dolcificanti non conferisce alcun beneficio a lungo termine nella riduzione del grasso corporeo negli adulti o nei bambini.
«Questa raccomandazione, che non è un obbligo, vale per tutte le persone, a eccezione per quelle affette da diabete, e include tutti i dolcificanti non nutritivi e sintetici, che non sono classificati come zuccheri presenti negli alimenti, quali aspartame, ciclamati, saccarina, acesulfame K, stevia e derivati», spiega la dottoressa Paola De Luca, nutrizionista di RAF First Clinic e ricercatrice all’IRCCS Ospedale Galeazzi-Sant’Ambrogio di Milano. La raccomandazione non si applica però a prodotti per la cura e l’igiene personale, per esempio dentifrici o farmaci, né agli zuccheri a basso contenuto calorico.
Problemi anche per l’intestino
Le evidenze scientifiche hanno dimostrato come questi dolcificanti sintetici possano causare la modifica della flora batterica, la cosiddetta “disbiosi intestinale” che comporta dolore addominale, diarrea o stitichezza, gonfiore oltre ad influenzare il sistema immunitario. Si è visto inoltre che in base al tipo di zucchero naturale o additivo dolcificante assunto, nel nostro corpo si attiva una diversa risposta metabolica.
Dolce a piccole dosi
«L’obiettivo è quello di sensibilizzare la popolazione a non abituarsi al gusto dolce. A tal proposito, si interviene sin dalla nascita, tanto che l’OMS sconsiglia l’uso di prodotti addizionati da zuccheri nel bambino al di sotto dei due anni di età e limita il consumo di zuccheri aggiunti entro il 10% del fabbisogno calorico giornaliero per l’età compresa tra i 2 e i 9 anni», conclude De Luca.
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