Diabete e frutta: quale mangiare?
Se soffri di diabete, prova diverse varietà di frutta e consumale a fine pasto per rallentare l’assorbimento degli zuccheri nel sangue
Frutta e diabete: ti sembra un binomio di difficile gestione? Niente paura, anche se alcune specie di frutta contengono più zuccheri rispetto ad altre – banane, ananas, uva, fichi -, nessuna è da scrivere nella lista nera degli alimenti.
Piuttosto, la regola d’oro è sempre una: variare il più possibile la dieta e di conseguenza anche la frutta da portare in tavola per tenere a bada il picco glicemico.
«Per chi soffre di diabete, si raccomandano al massimo una o due porzioni di frutta al giorno pari a circa 100-150 grammi, per esempio, tre albicocche, una pesca, una mela, una fetta di anguria non troppo grande, una banana o due fettine di melone», commenta la dottoressa Alice Cancellato, nutrizionista del centro per la natalità dell’Ospedale San Raffaele a Milano. Attenzione, però, a non scegliere sempre lo stesso frutto, anche se è il nostro preferito: il gold standard è cambiare.
Meglio intera
Il consiglio è mangiare il frutto intero e non sottoforma di estratti o spremute, perché con questi metodi di preparazione, anche se non si disperdono vitamine e sali minerali, si perde invece una buona quantità di fibra, essenziale per la persona con diabete, in quanto consente un lento assorbimento di zuccheri nel sangue. «Senza dimenticare che la masticazione è fondamentale per aumentare il senso di sazietà», continua Cancellato. Il motivo? Quando si mastica si inviano particolari segnali al cervello che a sua volta manda in circolo gli ormoni della sazietà.
Il momento giusto
È bene inoltre non mangiare la frutta da sola, ma preferibilmente a fine pasto, in associazione con la terapia, oppure abbinarlo a frutta secca o a un quadratino di cioccolato fondente all’80 per cento, perché i grassi buoni e la fibra di questi alimenti abbassano il carico glicemico.
La stagionalità
La frutta di stagione contiene meno pesticidi (per esempio non vengono aggiunti per una lunga conservazione della merce durante il trasporto). Non solo. Quando un frutto o un ortaggio cresce e matura all’aria aperta e non in serra, sviluppa più sostanze benefiche quali antiossidanti, vitamine e oligoelementi, che lo fanno resistere outdoor e sono utili per il nostro organismo. Ultimo ma non per ordine di importanza: rispettare il ritmo della natura dà una mano anche all’ambiente.
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