14/11/2022

Influenza o Covid?

Simona Lovati
A cura di Simona Lovati
Pubblicato il 14/11/2022 Aggiornato il 14/11/2022

L’influenza si farà sentire. Parola di esperti. L’obiettivo è gestire la situazione alla comparsa dei primi sintomi con i consigli del medico curante 

Pretty Latin girl with fever touching her forehead and reading a thermometer at home

influenza o infezione da Coronavirus? Quest’anno, secondo le previsioni, sei/sette milioni di connazionali dovranno fare i conti con l’influenza stagionale, che può avere sintomi sovrapponibili a quelli del Covid-19 (ma il tampone può chiarire ogni dubbio). E per questo, tra trentenni e donne prevale un sentimento di ansia e sfiducia, secondo una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, Associazione nazionale farmaci di automedicazione, parte di Federchimica. «In questa stagione dobbiamo considerare l’aumentata quantità di virus respiratori e la minore esposizione della popolazione a microorganismi patogeni come virus e batteri negli ultimi due anni, da ricondurre alle restrizioni sociali adottate nelle stagioni precedenti, che ha non solo diminuito la diffusione del SARS-CoV-2, ma anche quella degli altri virus influenzali», commenta il professor Fabrizio Pregliasco, professore associato del Dipartimento di Scienze Biomediche per la Salute dell’Università degli Studi di Milano e Direttore Sanitario Aziendale dell’IRCCS Ospedale Galeazzi.

Non abbassare la guardia

L’andamento della curva epidemiologica di casi da Covid-19 sarà ondulante, a causa sia della rapidità con cui si diffondono le varianti, sia della presenza (o assenza) di vaccinazioni o di casi di malattia recente (chi si è negativizzato da poco). Da non sottovalutare.

«Il Covid uccide ancora quattro volte tanto l’influenza ed è la causa del 95% dei decessi negli ultrasessantenni», sottolinea Pregliasco in occasione della conferenza stampa Assosalute svoltasi a Milano.

I sintomi dell’influenza

La vera influenza, rispetto ad altri casi, si riconosce per febbre con temperatura elevata, che compare bruscamente, sintomi respiratori o bruciore agli occhi e almeno un sintomo extra respiratorio (per esempio dolori muscolari, mal di testa, spossatezza, etc.). «Seguendo i dati dell’emisfero australe e considerando il livello ridotto delle difese immunitarie degli ultimi due anni – durante i quali siamo stati poco esposti ai virus influenzali – la protezione attraverso la somministrazione del vaccino resta fondamentale», dice il dottor Claudio Cricelli, presidente della Società Italiana Medici di Medicina Generale e delle Cure Primarie. Il vaccino anti-influenzale è offerto gratuitamente alle persone di oltre 60 anni, alle donne in gravidanza e dopo il parto, ai ricoverati in lungodegenza, ai malati cronici (diabete, patologie cardiache e respiratorie, malattie al sistema immunitario), operatori socio-sanitari, forze di polizie e vigili del fuoco, allevatori, persone che lavorano a contatto con gli animali, donatori di sangue, bambini con età compresa tra i sei mesi e i sei anni, anche se non appartengono a categorie a rischio. Chi non rientra in queste categorie può comunque vaccinarsi, pagando il costo del siero.

Parola d’ordine: autocontrollo

«Il concetto di riferimento è semplice: non abbiamo terapie né per guarire dall’influenza né dal SARS–CoV-2. Quello che possiamo fare è controllare i sintomi grazie all’aiuto dei farmaci di automedicazione», conclude il dottor Cricelli. Il medico deve sempre ricordare al paziente come ci si comporta all’apparire dei primi sintomi e istruirlo al corretto uso dei farmaci, come gli antipiretici. No agli antibiotici se non su prescrizione medica.