Venezia 79: Penelope Cruz diretta da Crialese conquista il Lido
Ritorno trionfale per Emanuele Crialese alla Mostra del Cinema di Venezia, in concorso con il film autobiografico L'immensità. Tra i protagonisti una straordinaria Penelope Cruz
Sono passati ben undici anni dall’ultima volta di Emanuele Crialese alla Mostra del Cinema di Venezia (dai tempi, per intenderci, di Terraferma), ma valeva davvero la pena aspettare, perché con L’immensità il regista firma il suo ennesimo gioiello, se vogliamo ancora più intenso ed emozionale. Sarà che contiene un forte ingrediente autobiografico e che la storia viene supportata da un cast straordinario capitanato da Penelope Cruz (che solo un anno fa vinceva la Coppa Volpi come migliore attrice per Madres Paralelas di Pedro Almodovar), insieme alla giovane Luana Giuliani e a Vincenzo Amato. Nel film, in concorso a Venezia 79, troviamo anche Patrizio Francioni, Maria Chiara Goretti, Penelope Nieto Conti, Alvia Reale, India Santella, Mariangela Granelli e Valentina Cenni.
Pubblico e critica pare siano rimasti conquistati da L’immensità e, chissà, magari alla fine potremo vederlo ricevere qualche premio.
Una famiglia in crisi
Siamo a Roma, negli anni 70: un mondo sospeso tra quartieri in costruzione e varietà ancora in bianco e nero, conquiste sociali e modelli di famiglia ormai superati. Clara e Felice si sono appena trasferiti in un nuovo appartamento, anche se ormai il loro matrimonio è finito. I due, infatti, non si amano più, però faticano a lasciarsi. A legarli sono principalmente i figli, su cui Clara riversa tutto il suo desiderio di una vita diversa, più libera. La figlia maggiore, Adriana, ha dodici anni ed è quella che comprende maggiormente ciò che sta succedendo tra i suoi genitori, oltre allo stato d’animo della madre. Al tempo stesso la ragazzina sta vivendo un suo periodo personale complicato: rifiuta il suo nome, la sua identità, vuole convincere tutti di essere un maschio e questa sua ostinazione porta il già fragile equilibrio familiare ad un punto di rottura.
La parola ai protagonisti
L’immensità è indubbiamente il film più personale di Emanuele Crialese, in cui svela il suo processo di transizione in età giovanile. «È un lavoro sulla memoria, ispirato alla mia infanzia, per il quale ho cercato di trovare una chiave che non fosse troppo autoreferenziale, ma che rappresentasse in chiave universale dei temi che mi stanno a cuore. La migrazione di un’anima e movimento da uno stato all’altro sono temi a me da sempre molto cari, anche se qui ripresi in chiave autobiografica» – dice il regista – «Io sono nato biologicamente essere umano, non ho ricordi di me che mi concepivo diversamente da quello che poi sono stato, si arriva nel mondo così e la scelta è credere in sé e nel proprio percorso». E sul rapporto con la madre svela: «Mia madre si nascondeva insieme a me, siamo stati molto complici e io soffrivo per il dolore che era creato da me».
A vestire i suoi panni (e anima), sul grande schermo, è Penelope Cruz: «Ho sempre avuto un forte senso materno, sarà per questo che nel corso della mia carriera ho interpretato tante madri e io stessa ho avuto due figli. Clara è un complesso e pieno di sfaccettature, mi sono subito innamorata di lei e ho capito subito che questo film era importante da fare. Quando ho letto la sceneggiatura mi si è spezzato il cuore e io ho cercato di fare del mio meglio».
E continua: «Il mio personaggio è una donna in cui c’è sufficiente follia per poter vivere la situazione in cui si trova. La sua unica fuga è la tv, che la collega al mondo della danza e del sogno. È una donna oppressa, che non ce la fa più, ma cerca di fingere ogni giorno davanti ai suoi figli. Purtroppo ci sono tantissime donne in tutto il mondo intrappolate nelle loro case, che fingono per sopravvivere, sono storie terribili di violenza tra le mura di casa».
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