Serie tv: Gli Anelli del Potere riuscirà a conquistare gli appassionati di Tolkien?
La serie tv ambientata nella Terra di Mezzo è in arrivo su Prime. Ed è uno spettacolo per gli occhi
Forse non conquisterà gli esegeti di Tolkien, ma non tutti sono così critici. Per un pubblico ormai affezionato al fantasy epico la serie di Amazon ha tutte le carte in regola per piacere, al netto delle sterili polemiche sulla deriva “woke” dei casting (perché c’è chi fatica meno a immaginare l’esistenza dei draghi che quella di principesse dei nani dalla pelle scura).
Gli Anelli del Potere, in uscita su Prime al ritmo di un episodio a settimana, prende ispirazione dalla trilogia di Peter Jackson, dagli album dei Led Zeppelin, dalle illustrazioni di John Howe e dallo psichedelico film d’animazione dello Hobbit realizzato nel 1977 da Jules Bass, ammettono gli showrunner Patrick McKay e JD Payne.
Ma l’ambizione è di raccontare una storia completamente nuova, familiare ai lettori e allo stesso tempo accessibile a chi non ha una conoscenza enciclopedica dei romanzi.
Diritti all’asta
Per rendere possibile la serie è stato necessario un inaspettato colpo di fortuna. Dopo anni di reticenza da parte di Christopher Tolkien, estremamente critico sugli adattamenti delle opere del padre, i diritti per le Appendici del Ritorno del Re sono stati messi all’asta nel 2017, attirando l’attenzione dei colossi dello streaming. Amazon non sarà riuscita ad assicurarsi i diritti per lo sfruttamento televisivo del Silmarillion o dell’imponente Storia della Terra di Mezzo (serie in 12 volumi in corso di pubblicazione per Bompiani a partire dai Racconti perduti), ma in quelle pagine fitte di annotazioni su usi e costumi, linguaggio, genealogie e storia del mondo portate a casa per 250 milioni di dollari c’è abbastanza materiale per cinque stagioni di prequel, ambientato migliaia di anni prima.
Un giusto compromesso
Su un punto la Tolkien Estate ha dovuto cedere: gli elfi invecchiano molto lentamente, ma uomini e nani sono mortali. Se avessero seguito fedelmente il materiale originale avrebbero dovuto decimare il cast a ogni stagione, procedendo a salti temporali di 200 anni.
Prendendosi qualche libertà creativa, la serie è ambientata nella Seconda Era, dopo la sconfitta di Morgoth, maestro di Sauron. I regni degli Uomini e dei Nani sono al massimo del loro splendore e l’unica a non avere pace è Galadriel (interpretata da Morfydd Clark), convinta che il Male stia per ritornare. E come sappiamo le sue intuizioni si riveleranno giuste: il discepolo supererà il maestro imbrogliando gli Elfi affinché creino gli Anelli del Potere, innescando un conflitto che avrà il suo culmine nella battaglia campale vista nel prologo della Compagnia dell’Anello. Secondo gli autori la Terra di Mezzo non sarebbe stata la stessa senza gli hobbit ed è per questo che nella storia sono stati inclusi anche i loro antenati Pelopiedi, alla ricerca di una nuova casa.
Nel cast principale, insieme a Robert Aramayo nel ruolo di Elrond, anche Cynthia Addai-Robinson (Míriel, regina reggente di Númenor), Owain Arthur (principe Durin IV di Khazad-dûm, il regno dei Nani), Maxim Baldry (un giovane Isildur), Nazanin Boniadi (Bronwyn), Ismael Cruz Córdova (l’elfo silvano Arondir), Charles Edwards (Celebrimbor, creatore degli Anelli del Potere), Trystan Gravelle (Ar-Pharazôn di Númenor), Sir Lenny Henry (Sadoc Burrows), Ema Horvath (Eärien), Markella Kavenagh (Elanor Brandyfoot), Tyroe Muhafidin (Theo), Sophia Nomvete (principessa Disa), Lloyd Owen (Elendil), Megan Richards (Poppy Proudfellow), Dylan Smith (Largo Brandyfoot), Charlie Vickers (Halbrand), Leon Wadham (Kemen), Benjamin Walker (Gil-galad), Daniel Weyman e Sara Zwangobani (Marigold Brandyfoot).
I paragoni con House of the Dragon
Si tratta sempre di fantasy, ma le similitudini tra i due prequel finiscono qui. Da un lato abbiamo sesso, violenza e zone di grigio, dall’altro un mondo cavalleresco e poetico minacciato da un Male di origine metafisica. A rendere il confronto inevitabile non sono le storie, ma i costi di produzione. E per il momento Amazon ha scelto di strafare: le prime due puntate degli Anelli del Potere sembrano pensate per il cinema più che per la televisione, regalando allo spettatore un mondo così sontuoso e ricco di dettagli da far sembrare i set di House of the Dragon (di per sé impressionanti) una cosetta amatoriale, scrive Rebecca Nicholson sul Guardian. Merito del budget spudoratamente alto (con circa 465 milioni di dollari spesi solo per la prima stagione) e anche della collaborazione della costumista Kate Hawley (che aveva lavorato con Guillermo del Toro alle prime fasi dello Hobbit, poi lasciato in eredità a Jackson) e dell’illustratore John Howe, ulteriore ponte con la trilogia del Signore degli Anelli.
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